XXVIII Domenica del Tempo Ordinario Anno B

13 ottobre 2024


Sap 7,7-11   Sal 89   Eb 4,12-13   Mc 10,17-30

INDECISIONE, AMORE, DISCERNIMENTO

 

Il brano evangelico odierno è scandito in tre parti: nella prima (vv.17-22) un giovane adulto si precipita ai piedi di Gesù con una richiesta alquanto concitata. Nella seconda parte (vv.23-27) le considerazioni di Gesù sul pericolo che corre il discepolo riguardo l’attaccamento. Nella terza parte infine (vv.28-30) troviamo un elenco di cose e persone da cui i discepoli sono chiamati a staccarsi ed a rimanere liberi.

L’invito per tutti gli ascoltatori è soprattutto d’identificarsi con la figura di questo giovane-adulto inquieto che si getta ai piedi di Gesù. Il vangelo non ce ne rivela il nome: forse neppure questo giovane conosceva bene se stesso, i suoi desideri o chi volesse davvero diventare. Potremmo pensare ad un giovane giunto alle soglie dell’età adulta senza aver ancora fatto delle vere e proprie scelte esistenziali, limitandosi a fare, ed a ripetere, quanto aveva appreso fino ad allora.

Il fatto che andando da Gesù quasi si getti ai suoi precipitosamente (v.17) mostra come sia disperatamente alla ricerca di qualche consiglio capace di liberarlo dal mare dei dubbi nei quali sembra quasi stia ormai annegando. Per la verità è conscio del suo valore tanto da non dubitare di sciorinare davanti a Gesù l’elenco delle sue benemerenze, attendendosi in cambio quel consiglio speciale, magari forse un’osservanza risolutiva, capace di rilanciarlo e dargli un nuovo senso di pienezza. Gesù invece lo invita piuttosto a guardare dentro se stesso, per fare chiarezza in sé. Al v.21 troviamo il verbo fissare che indica un guardare dentro.

Guardando dentro il cuore di questo giovane Gesù scorge soprattutto il suo desiderio di essere amato e per questo lo invita, sia pure indirettamente (non tanto con le parole, ma piuttosto con i gesti), a guardare dentro se stesso. L’espressione molto intensa utilizzata per questo da Marco è che Gesù scrutandolo, lo amò (v.21). Possiamo pensare che questo era il modo con cui Gesù rispondeva alla domanda che gli era stata rivolta, donando cioè al giovane qualcosa di diverso ma molto più importante di quello che aveva chiesto.

Gesù ama questo giovane a prescindere che egli poi possa o meno accettare il suo invito a seguirlo! Gesù fa sempre così con tutti noi: ci guarda e ci ama gratuitamente ed indipendentemente dalle nostre chiusure, dalle nostre incomprensioni o ribellioni al suo amore. Non ama “a condizione che” rispondiamo positivamente alle sue aspettative! Egli ci ama, e basta.

Gesù non rinuncia però a suggerire al giovane una strada preziosa per imprimere una svolta decisiva alla sua vita trasformandola: “Non aggrapparti a quello che hai, alle tue sicurezze, sia che consistano in convinzioni, che in affetti o in beni umani come le ricchezze materiali”. Sarebbe riduttivo qui pensare che l’invito riguardi la sola povertà materiale; l’invito evangelico espresso da Gesù mira piuttosto alla libertà del cuore, della mente e dell’anima! E’ come se Gesù dicesse: “Guarda che solo liberando il tuo cuore tu potrai scoprire quali siano i tuoi veri desideri”. Gesù poi fa un’altra grande proposta, strettamente collegata alla prima: seguimi! Gli propone cioè una relazione stretta, intima, personale. Come gli dicesse: “Vuoi davvero liberarti dal tuo falso io che ti attanaglia? Allora seguimi, giocati, rischia la tua vita nella relazione con me, in questa relazione troverai te stesso e la tua vera libertà! Il giovane però, come spesso accade a chi non è stato veramente amato, non ha il coraggio di lasciarsi amare fino a quel punto e preferisce rinchiudersi nelle sue sicurezze egocentriche. Non ce la fa a lasciarsi amare, per questo se ne va triste. Solo quando accettiamo il rischio di lasciarci amare sperimentiamo la gioia di sentirci chiamati per nome da qualcuno! Ma è anche vero che se non abbiamo mai fatto qualche volta l’esperienza d’essere stati davvero amati da qualcuno questo ci è difficile.

Come si vede non è una pagina che riguarda solo il tema della povertà, come potremmo a prima vista pensare, ma piuttosto un prezioso insegnamento sul discernimento evangelico, collegato al coraggio che il vero amore richiede. Nel nostro cammino cristiano restiamo spesso bloccati, fermi, incapaci di deciderci sia perché ci manca la capacità di discernimento, sia perché ci manca quel coraggio d’amare che solo chi è stato amato almeno una volta nella sua vita sa vivere. L’incontro con questo giovane adulto diventa anche per i discepoli l’occasione di verificare quello che portavano nel cuore: Gesù scruta anche i loro cuori; anche loro non erano riusciti a lasciare davvero del tutto quello che possedevano, le loro ragioni, le loro paure, come le loro attese come tante piccole (e talora grandi) pretese…

Si può seguire Gesù ma avere ancora un cuore talmente distratto da altre cose da essere un cuore diviso... Lasciarsi amare comporta sempre un rischio: richiede di far spazio in sé allo sguardo ed alla presenza d’un altro. Sembra allora che prima ancora che a lasciare tutto l’invito del Vangelo odierno sia quello d’imparare a lasciarsi amare! Seguire Gesù è il frutto d’una profonda esperienza d’essere da Lui amati, e questa esperienza ci porta ad una lenta ma profonda e completa liberazione interiore da tanti attaccamenti. Man mano che l’approfondiamo ci accorgeremo, con nostra meraviglia, di aver già passato la cruna dell’ago del dono di noi stessi senza essercene nemmeno accorti!

 

Domande per continuare la riflessione

-Penso alla chiamata a seguire il Signore come ad un’esperienza d’essere amato?

-Quali esperienze ho avuto, nella mia vita, d’essere stato amato?