Lettera agli amici dell'Eremo - dicembre 2020

Cari amici dell’eremo,

desideriamo, in questi giorni di Natale, raggiungervi con il nostro più caro e cordiale augurio! La luce e la gioia del Natale possano brillare nei vostri cuori e portare consolazione in ognuna delle vostre fatiche!

Quest’anno è più difficile scambiarci gli auguri. Non abbiamo motivi per essere nella gioia, anzi ne abbiamo molti per essere tristi: un’interminabile scia di lutti e prove segna il percorso di questi mesi. Non c’è famiglia, forse, in cui non ci siano lacrime da asciugare.

Tutti siamo molto informati sull’emergenza sanitaria, come su quella sociale ed economica che ne conseguono in modo sempre più grave. Più raramente si parla di un’emergenza esistenziale, e di quella spirituale, che si stanno segnando, meno visibili forse, ma non meno concrete. Si pensi ad esempio, alla difficoltà di fare programmi, ed al senso d’insicurezza che ne deriva. Le nostre agende 2021 sono piene di spazi vuoti, testimonianza del nostro subire condizionamenti non controllabili. Espropriati (in parte) del nostro futuro, i nostri orizzonti spazio-temporali tendono a restringersi dandoci un senso di soffocamento esistenziale. Anche se non ammalati sentiamo addosso una spossatezza, come se il virus, non sazio di cercare i nostri corpi, cercasse adesso di ferirci anche l’anima!

 Giunge consolante, allora, al nostro cuore, cari amici, la profezia della liturgia del giorno di Natale che annuncia: Come sono belli suoi monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio!” (Is.52,7). La liturgia ci fa salire con Isaia in montagna, in alto, là dove gli orizzonti si ampliano, lo sguardo si slarga, ed il respiro si fa finalmente più calmo, lento, profondo. In quei momenti ci sentiamo bene, siamo lucidi interiormente, e siamo capaci di guardare davanti a noi con nuova chiarezza. Abbiamo bisogno di salire su questi monti per guardare davanti a noi, al dopo-covid evitando due rischi. Il primo è attendersi un ritorno puro e semplice ad una situazione uguale a prima, a rischio zero. Il che è un’evasione dalla realtà. Il secondo all’opposto è quello di lasciarsi invadere e sommergere da una paura che ci blocchi, paralizzi e deprima.

 A noi pare che questi mesi trascorsi ci abbiano già insegnato alcune cose utili per reagire e fare con Isaia questa ascensione. Proviamo ad indicarle.

 - La prima cosa che abbiamo imparato in questi mesi è che nessuno può salvarsi da solo: abbiamo bisogno reciprocamente gli uni degli altri. La conseguenza è allora l’invito a prendersi cura e custodire quel bene prezioso che sono le nostre relazioni (famigliari, sociali, ecclesiali, ecc…). Abbiamo bisogno di dare nuovi spazi alle relazioni, alludo a spazi esistenziali, mentali, affettivi. Custodire in noi generosi spazi dell’anima in cui gli altri possano abitare e trovarvi rifugio. Questo è vero per ogni relazione: famigliare, lavorativa, ecclesiale, come per le frequentazioni anonime d’ogni giorno. Fare spazio all’altro: anche un piccolo gesto di attenzione, pazienza, rispetto, ascolto, può produrre un bene inatteso, non trascuriamolo!

 - La seconda è tacere e fare (quando diciamo fare non intendiamo fare cose, o fare il nostro dovere, anche quello, sì! ma soprattutto -fare spazio a.. oppure – fare attenzione all’altro, - fare una gentilezza, o anche un -fare meditazione … cose tutte da fare tacendo, e nel silenzio!), ebbene tacere e fare meglio che lamentarsi e starsene inerti. Fra l’altro questo significa anche accettare d’essere presenti e responsabili lì dove ci troviamo, mettendo a disposizione del Signore noi stessi. In semplicità. Questo dovrebbe bastarci.

 - Almeno una terza cosa imparata è stata la grande lezione di come sia importante dare spazio ed ascolto a chi ha competenze scientifiche e professionali (scienza e fede) e non a chi parla e basta! Di questa lezione ne avremo molto bisogno, soprattutto i giovani. Il futuro del dopo-covid infatti non sarà una terra facile da esplorare, ed avremo bisogno di guide competenti, sagge e sapienti, per inoltrarci in quella nuova terra, che ci aiutino a trasformare i rischi in opportunità. Prepariamoci, il Signore viene, la via è ancora lunga!

 Buon Natale dunque, cari amici, diveniamo seminatori di speranza, a partire dal nostro cuore!

I frati dell'Eremo