c4b9451a980ddf1a76a9e770d4911b2da7c8ad02

Comunità OFM Convento Eremo S. Felice - Cologna Veneta (VR)

Eremo San Felice

I Domenica di Avvento Anno A

2025-12-01 21:37

Array() no author 83494

Riflessioni,

I Domenica di Avvento Anno A

STATE ATTENTI! Is 2,1-5   Sal 121   Rm 13,11-14   Mt 24,37-44 Il brano odierno è parte del discorso escatologico di Mt.24-25 l’ultimo di Gesù dei 5 di

STATE ATTENTI!

 

Is 2,1-5   Sal 121   Rm 13,11-14   Mt 24,37-44

 

Il brano odierno è parte del discorso escatologico di Mt.24-25 l’ultimo di Gesù dei 5 di Matteo, collocato prima del suo ingresso a Gerusalemme (Mt 26-27). Letto oggi (prima di Avvento) aiuta a collegare la celebrazione del Cristo Re (dom. scorsa) con l’inizio del nuovo anno liturgico.

Matteo utilizza lo stile letterario apocalittico che va compreso nel suo senso simbolico, e non letterale (!). La chiave di lettura è l’invito ad accogliere il passaggio ad una condizione di vita nuova realizzata in Dio, non trasmettere terrore per una fine tragica. Il suo valore sta nel motivare a vivere con attenzione e consapevolezza la vita (in ogni suo momento) per essere in grado di riconoscere la presenza di Dio e la sua salvezza…

 

Il centro sta nel nucleo incandescente del “vedere il Figlio dell’uomo”. Questo di “Figlio dell’uomo” come sappiamo è il titolo misterioso applicato a Gesù, già presente nelle visioni del profeta Daniele (7,14) da dove deriva. Il messaggio è legato alla salvezza: essere salvati dal Cielo significa accogliere la venuta di Dio che in Cristo Gesù porta a tutti speranza e pace. Il tema è quello della VIGILANZA (V.42 gregoreite). Essere vigilanti significa aver compreso il valore del tempo e della sua rapida conclusione per l’uomo!

Il brano odierno è preceduto da varie unità (parti del discorso di Gesù): -l’annuncio delle persecuzioni (Mt. 24, 1-15); -la profezia sulla distruzione di Gerusalemme (vv.15-28); e, da ultimo, -l’avvento del Figlio dell’uomo (vv.29-41) che si collega al nostro brano (37-44). Il Figlio dell’uomo (titolo che Gesù utilizza per parlare di sé) verrà nel contesto di grandi tribolazioni che caratterizzeranno la fine della storia.

 

L’esempio dell’albero di fico (e il tema del discernimento del tempo) è collegato con questo messaggio: i credenti sono chiamati a rendersi attenti per riuscire a leggere la presenza di Dio nei segni del procedere storico. Interpretare i segni nella luce dello Spirito Santo equivale ad entrare nel progetto di Dio. Un ultimo riferimento è collegato con la non conoscenza dell’ora e del giorno. Nessuno, né angeli, né il Figlio conosce il tempo della fine: solo il Padre, origine e fonte di ogni cosa, ne possiede la conoscenza. Perciò i credenti sono invitati a vivere nell’attenzione e nella vigilanza. Infatti, il giorno del Figlio dell’uomo è imprevedibile: anche Gesù si pone nella logica dell’attesa e della vigilanza. Essa non va associata a pensieri e/o sentimenti di paura, ma piuttosto collegata ad un impegno responsabile nel presente. Quindi attesa non come ansietà angosciata, ma come impegno sereno, attento, attivo.

Insomma, il messaggio è un’esortazione virile all’attenzione, alla vigilanza, al discernimento…. Vissute tuttavia con serenità e gioia, e con matura responsabilità! Chi desidera incontrare Dio, poi, deve essere capace d’interpretare anche eventuali segni straordinari (per esempio quelli degli elementi cosmici sconvolti) come indicazione che l’ordine storico (che dipende dall’atto creativo di Dio) viene trasformato in un nuovo ordine che prepara all’azione finale di Cristo e al suo giudizio nella storia.

 

Per questo motivo ai vv.37-39 si presenta un esempio biblico tratto da Noè e il diluvio (Gen. 6-9). L’esempio (usato anche nella predicazione petrina, cfr. 1-2 Pt) allude al battesimo ed all’accoglienza del Signore nella vita dei Cristiani. Ai tempi di Noè nessuno comprese il giudizio divino che si abbatteva sul mondo corrotto dal peccato: gli uomini pensavano di vivere senza Dio. Nei gg. precedenti il diluvio mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca… Dio ha parlato solo a Noè, mentre non ha avuto possibilità di farsi conoscere dagli uomini a causa della loro crudeltà! La malvagità che li caratterizzava ha impedito loro di vivere l’attesa e la vigilanza ottenebrando la loro vigilanza.

-L’entrata di Noè nell’Arca ha rappresentato il momento conclusivo del tempo e l’inizio del giudizio. Gli uomini “non si accorsero di nulla!” (v.39) ecco il punto drammatico legato al peccato: toglie la consapevolezza della presenza di Dio e fa vivere “come se Dio non ci fosse”. Il diluvio diventa il segno del passaggio di Dio, travolgendo tutti coloro che non sono pronti. È importante sottolineare il tema della “venuta del Figlio dell’uomo” (parousia). La venuta è un avvento, una presentazione luminosa straordinaria della presenza di Dio nella storia dell’uomo!

 

-Nei vv.40-41 il motivo del giudizio si sposta sulle relazioni affettive e famigliari. Gesù sottolinea il giudizio nell’ambito della vita umana: “Due uomini saranno nel campo, uno verrà portato via e l’altro lasciato”. Va notato il passivo divino “viene portato via, viene lasciato”. Dio realizza il suo giudizio nel contesto di vita quotidiana e di lavoro: “due donne macineranno alla mola, una verrà portata via, l’altra lasciata” (v.41). SI vuole, cioè, affermare che il giudizio avviene su tutti, indistintamente, uomini e donne che vivono nel mondo e nel lavoro…

 

-Ai vv.42-43 troviamo la seconda parte della pagina di Matteo: essa è ispirata all’invito a vegliare. Il verbo “vegliare” indica l’azione della sentinella chiamata a proteggere sé stessa e l’intera città affidata alla sua attenzione! Vegliare significa in fondo attendere davvero la venuta della luce del giorno, poiché il giorno del Signore verrà. Il tema evoca l’attesa del Messia (Sofonia 3) che viene per realizzare le promesse di Dio, ma tale venuta è imprevedibile. Come un ladro nella notte, così il messia irromperà nella storia, ponendone fine. Il non sapere quando caratterizza la condizione dei credenti: l’unica strada per vivere adeguatamente quest’attesa non è perciò la conoscenza razionale, ma la fede obedienziale.

 

-Il v.44 completa la riflessione con l’avverbio, “perciò”, e il verbo “tenetevi pronti”. Pertanto, non la paura ma la responsabilità verso il momento presente devono spingere il credente alla prontezza dell’incontro, e caratterizzarne lo stile di vita. Nell’ora che nessuno conosce e nel momento meno prevedibile il Figlio dell’Uomo verrà. Questa verità corrisponde all’articolo della fede in cui si afferma che il credente aspetta la Risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

 

-Tutto il brano converge sull’ultimo invito: vigilate! come virtù caratteristica del cammino della Chiesa nella storia. Proprio l’immagine dell’incontro è descritta qui come un “apparire al cospetto” del Figlio dell’Uomo. Di fronte al suo volto, potremo vedere la nostra storia e lasciarci illuminare dal Suo Amore…. Come la sentinella attende l’alba, vegliando alle porte della città, così il credente attende la luce di Dio, vegliando sul proprio cuore…!

 

Spunti di attualizzazione

-Matteo ci aiuta a riflettere sul tema dell’attenzione. Nel contesto narrativo di Mt 24 Gesù prepara i discepoli a rendersi attenti ai segni della storia per cogliere la prospettiva del giudizio finale. Siamo chiamati a renderci attenti agli avvenimenti per imparare a scoprire in essi l’azione di Dio. La capacità di attenzione del credente si fonda sulla fiducia e si orienta sulla speranza (fiducia nell’amore preveniente e concomitante del Padre, e speranza nella sua promessa di benedizione e vita).

 

-Le immagini apocalittiche, tipo quella di Noè, evocano l’idea che l’ordine dell’universo fa parte d’un progetto del Padre che “prepara” per noi una dimora “non costruita da mani d’uomo”, il nostro destino è il Cielo.

 

-Aprirsi all’incontro con Dio significa accogliere il compimento della sua fedeltà/amore in noi. Il credente supera le paure e fonda la propria esistenza nella fede. L’immagine del Figlio dell’Uomo che viene in modo imprevedibile ci aiuta a vivere la fede come affidamento al Signore. In questo Noè fu simbolo di tale obbedienza!

 

-La vigilanza è la forma con cui il credente si rende attento alla storia con viva speranza: cogliamo il binomio “vegliare” “produttivamente” …Per Matteo l’attenzione è la base della responsabilità con cui il credente vive la sua vita…

 

Per la riflessione

1.)    Discernere il tempo….

Quali segni di speranza riesci a leggere nella tua famiglia? e nella tua comunità cristiana di appartenenza?

Cosa potrebbe essere possibile per facilitare – aiutare i giovani a realizzare i loro sogni, la loro vocazione?

 

2.)    Cosa significa per me essere attento? Come valuti l’uso che fai personalmente, od in famiglia, dei social media? Ti distraggono dall’attenzione alle persone, ai tuoi famigliari, amici ecc..?

 

3.)    La paura della morte: come vivi distacchi, cambiamenti di vita, partenze, la fine di un periodo esistenziale felice e/o fortunato? Cosa vuol dire essere attenti in quel caso? Il Vangelo ci ricorda che tutto inizia da Dio, e tutto arriva (torna) a Lui, ma sappiamo renderci attenti e consapevoli di questa verità…?