XXIX Domenica del Tempo Ordinario Anno B

20 ottobre 2024


Is 53,10-11   Sal 32   Eb 4,14-16   Mc 10,35-45

SERVIRE E DONARE: LA VITA COME UN GIARDINO

E’ sorprendente come, dopo il terzo annuncio della Passione, comunicato da Gesù immediatamente prima di questi versetti  odierni di Marco (cf. Mc 10,32-34), i suoi discepoli abbiano una reazione come quella che ci testimonia il vangelo. Dopo il primo annuncio nel capitolo 8, ed il secondo nel capitolo 9, con questo terzo annuncio della passione avrebbe essere chiaro a tutti il destino drammatico che lo attende. Gesù lo sta svelando ai suoi amici, eppure non riesce nemmeno a scalfire la corazza che i discepoli indossano. Giacomo e Giovanni anzi, sembrano voler rivendicare pretenziosamente dei diritti e gli dicono: “Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Vogliono i primi posti nel suo Regno, alla sua destra ed alla sua sinistra (v.37)! Ci si domanda cos’avessero capito fino ad allora.

Rispondendo, Gesù utilizza l’immagine del calice, evocando così un’immagine di morte: proprio su di un calice pronuncerà una preziosa benedizione durante l’ultima cena, offrendo se stesso, tutta la sua vita, come caparra di liberazione per gli uomini. Gesù si immerge liberamente nelle acque del male e della morte, per trarci fuori dalla schiavitù della morte.

La distanza che intercorre fra ciò che Gesù insegnava e quelle che erano le loro attese è talmente grande e disarmante da farci riflettere: Gesù annuncia il suo martirio e Giacomo e Giovanni pretendono non solo d’essere elevati al cielo, ma di avere le poltrone di prima fila anche in cielo. Si tratta d’una manifestazione di cecità morale a cui può portare l’abitudine, appresa in modo irriflesso fin da piccoli, di pensare alla vita come ad una gara, per assicurarsi sempre, ed a qualunque costo, i primi posti!   

Marco, però, scrive questa pagina quando la situazione nel gruppo apostolico era mutata in modo radicale: Giacomo aveva già donato la sua vita in martiro e Giovanni stava spendendo interamente se stesso nell’edificazione della chiesa. Entrambi erano divenuti e rimanevano saldamente modelli e punti di riferimento fondamentali per tutta la chiesa. Anche per questo la testimonianza di Marco diventa particolarmente commovente ed illuminante per noi.   

La sintesi delle letture bibliche della liturgia di questa domenica è allora che Gesù, offrendo la sua vita per amore, insegna a tutti che la vita ha senso solo quando è vissuta in una logica di servizio e di dono di sé, mentre resta del tutto insensata quando è interpretata come una corsa al primato

Non a caso nella prima lettura troviamo alcuni versetti del Canto del Servo di Isaia 53. Questo Servo, nelle intenzioni del profeta, era simbolo d’Israele, chiamato a ricostituire l’alleanza con Dio, che Israele avevo perso a causa della propria arroganza. Adesso, per recuperare tale alleanza, era necessario che il popolo cambiasse logica, preoccupandosi non di raggiungere il primo posto, ma di servire il prossimo, vivendo non più con arroganza ma con un atteggiamento di vero ed impegnato ascolto. Soprattutto occorreva lasciare ogni volontà di potenza per assumere piuttosto un’attitudine di obbedienza umile verso Dio, così come d’una piena e coraggiosa consegna di sé, sia alla Parola di Dio che ai fratelli.

La Epistola agli Ebrei ci parla di Cristo come del Sommo Sacerdote che ha offerto tutto se stesso come dono dato in espiazione. Se la relazione dell’uomo con Dio Padre fu ricostruita da Cristo con l’offerta di tutto se stesso, attraverso la sua disponibilità a servire, ne deriva che lo stile per costruire la comunità credente non può essere quello della manipolazione o del compromesso per ottenere potere e controllo sul proprio prossimo, ma quello del servizio rispettoso, generoso, limpido, onesto.  

Se attingiamo acqua dai pozzi inquinati dall’ orgoglio, dalla permalosità o dal desiderio di potere, non berremo mai il calice da cui Giacomo e Giovanni affermano di volere e di poter bere…! Lo beviamo invece, dissetando finalmente la nostra sete di senso e significato, quando iniziamo a spendere la nostra vita per qualcuno, o qualcosa, in modo generativo ed altruistico. Qualora invece noi restassimo assorbiti dall’ossessione della nostra auto-realizzazione, la vita resterà per noi un deserto arido e sterile.

Solo una vita vissuta come dono si trasforma in un giardino di primavera!

 

Domande per continuare la riflessione

-Mentre Gesù mi annuncia il dono della sua vita, io di cosa sono preoccupato/a?

-Come ho impostato la mia vita? Sulla ricerca della mia autorealizzazione personale o del dono di me stesso/a per un progetto di amore?