V Domenica di Pasqua Anno B

28 aprile 2024

At 9,26-31   Sal 21   1Gv 3,18-24   Gv 15,1-8

COSA VUOL DIRE AVERE UN ANIMA?

Nella pagina della vite e dei tralci la frase di Gesù: “senza di me non potete far nulla” (v. 5), che può suscitare qualche interrogativo, non è un’espressione pessimista di sfiducia nell’uomo, ma piuttosto una forte sottolineatura della necessità di essere una cosa sola con Cristo, innestati in Lui come un tralcio nella vite. Senza questa unione, con le nostre capacità umane potremo fare anche cose importanti, ma non potremo costruire il Regno di Dio. 

L’interrogativo vero mi pare piuttosto sul come poter giungere a vivere con Gesù una tale unione, come inserirci in Lui in modo tale da portare frutto per il Regno. Andando alle radici non ci sarà difficile riconoscere che per poter fare una tale esperienza di Cristo è necessario avere un’anima che desideri fortemente tale unione. Il problema è che molti di noi abbiamo un’anima spenta! Quando, ad esempio, la mia vita serve solo a me e mi mancano orizzonti di alterità, se mi basta solo stare tranquillo, la mia anima è spenta. Per avere un’anima accesa occorre che abbia in me qualche tensione, un’ansia, oppure un sogno, una speranza forse o una nostalgia. Occorre che abbia sperimentato, ad esempio, la nostalgia dell’eterno o che mi accorga come il mondo resista al cambiamento e come in esso continuino le sofferenze, le ingiustizie e il dolore. Occorre comprendere che cambiare significa prima di tutto che io cambi, ma per davvero, la mia vita, il mio cuore, le mie finalità esistenziali. Occorre io non metta più al centro la mia realizzazione personale, ma la verità, la giustizia, il bene e forse di cercare anche di lenire le pene del mio prossimo… Solo allora mi accorgerò che senza di Lui non posso far nulla: è vero senza Cristo non posso far nulla, perché sono debole, fragile, impotente. 

Finché vivo senz’anima quel “senza di me non potete far nulla (v.5) non mi dice nulla; non mi accorgo nemmeno che Gesù abbia detto una frase del genere. Ma quando sperimento quanto sia impossibile per me, da solo senza Cristo, cambiare la mia vita, migliorare le cose, alleviare le pene altrui, mi accorgo, allora, di quanto sia meravigliosa quella frase! Sono verità elementari, che divengono evidenti man mano che si progredisce nell’esperienza della vita. Questo non è mortificante: “io sono la vite, voi i tralci”, ci parla di relazioni interpersonali, di comunione, di unione fra gli uomini e con Dio. Cristo è il Logos, il principio ed il fine, e noi siamo innestati in Lui. Senza il Logos, senza Cristo, nulla sarebbe stato fatto di tutto ciò che esiste nel creato, non esisterebbe nulla, e nemmeno noi. Essere stati creati non significa essere stati gettati in un universo senza senso, ma essere stati innestati in Lui. La nostra vita è quella di Cristo, e noi siamo innestati in essa. Si tratta di prenderne consapevolezza, di non rimanere a metà. Rischiamo di rimanere a metà perché non vogliamo accorgerci di essere in Cristo, o semplicemente per disattenzione e superficialità.  

Una nuova consapevolezza di questo mistero ci aiuta sentire la grazia di Dio come la linfa segreta dell’anima che, risalendo lungo il tronco, giunge fino al tralcio più piccolo e lontano. Separati dalla comunione con Gesù, e da quella con i fratelli, produrremo solo foglie, poiché se isolati e lasciati in balia alle nostre sole forze, non possiamo più produrre i frutti buoni dell’amore, dell’unità, della pace, ma solo discordia, incomprensioni, gelosie e via dicendo. La vita spirituale è la capacità di preservare nella calma e nella quiete la propria vita interiore perché maturi in noi il frutto dello Spirito. Ciò che conta è essere uniti al Signore, qualsiasi cosa facciamo, cercando la pace dentro e attorno a noi diffondendola nella benevolenza verso tutti.

 

Domande per continuare la riflessione

-Senza di me non potete far nulla: sono convinto davvero che senza Gesù non posso far nulla? 

-Cosa vuol dire per me avere un’anima? 

-Penso di poter vivere una vita cristiana anche senza passare attraverso le mediazioni comunitarie?