Quaresima 2023


Nessuno di noi pensa di essere una persona arrogante, eppure, anche quando siamo convinti di avere diversi difetti, difficilmente supponiamo quanto siamo esageratamente sicuri di noi stessi. Uno degli esempi in tal senso è come ci sentiamo sempre abbastanza informati e bravi da essere in grado di valutare correttamente la realtà…

Sul Calvario, ad esempio, non furono in pochi quelli che, guardando al Crocifisso, ebbero un bel sospiro di sollievo: finalmente qualcuno aveva preso il coraggio di mettere la parola fine alla spiacevole vicenda di un predicatore fuori controllo, e si archiviava una faccenda insidiosa, che poteva creare non pochi problemi nelle relazioni con Roma. Adesso tutto tornerà come prima!

Può essere anche relativamente facile al termine d’una tragedia, a cose fatte, comprendere chi furono i buoni ed i cattivi della situazione. Molto più difficile, normalmente, stare dalla parte giusta durante lo svolgimento delle cose. Possiamo immaginare che se i capi giudei hanno proceduto all’arresto ed alla condanna di Gesù è perché sapevano di poter contare non solo sulla mancanza di dissenso interno, ma anche su di un consenso sostanzioso di parte dell’opinione pubblica d’Israele. Noi da che parte avremmo potuto trovarci in quei momenti?

Provo a trarre qualche ispirazione andando a spiare cosa è successo durante il lungo intervallo che intercorre fra il pretorio ed il Golgota, cioè fra il momento della sentenza e la crocifissione. Oltre ai capi dei Giudei, ai romani, alla folla inferocita, all’assenza ed al vuoto dei discepoli e dell’opinione pubblica, oltre a tutto ciò troviamo una piccola folla che, trovandosi coinvolta, comincia un nuovo cammino discepolare dietro a Gesù. Progressivamente, dietro a Gesù, sul Golgota si va costituendo un primo gruppo di persone che iniziano a percepire che quello che stava avvenendo non era semplicemente un incidente di percorso, ma un “mistero”, una presenza di Dio. Di fronte ad un male e ad una cattiveria umana, persino troppo grandi per essere descritte, la grazia e l’amore di Dio veniva a far fronte ed a farsi vicina in modo ancor più potente.

Sto parlando di Simone di Cirene che fu forzato a portare la croce e coinvolto a camminare dietro a Gesù; sto parlando delle donne che piangono, quelle “figlie di Gerusalemme” che Gesù consola correggendone la compassione, incoraggiata a trasformarsi in conversione “…piangete su voi stesse e sui vostri figli” (Lc 23,27- 31); sto parlando del centurione romano, uomo avvezzo a veder morire tanti condannati a morte, ma il cui sguardo si converte vedendo come era morto Gesù“…veramente quest’uomo era giusto” (Lc 23, 47); sto parlando di Giuseppe d’Arimatea membro del sinedrio; ma non dimentico il cosiddetto buon ladrone che termina la sua vita con una preghiera straordinaria “Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo Regno” (Lc 23, 42), né dimentico le donne che “stavano da lontano a guardare tutto questo” (Lc 23, 49), o quella folla che “…stava a vedere” e ripensando a quanto accaduto, torna battendosi il petto mentre invece i capi scherniscono il Crocifisso (Lc 23, 35.48).

Come vediamo è una piccola folla che si va progressivamente aggregando, quasi la promessa o l’anticipazione non solo di una nuova comunità, ma anche di una chiesa ed un’umanità nuove… Sono uomini e donne che, senza averne loro stessi chiara consapevolezza, stanno iniziando un esodo che li condurrà a divenire un nuovo popolo. Non si conoscono fra di loro, sono diversi per provenienza, estrazione sociale, età, cultura, religione, sesso, li accomuna il fatto di aver incrociato, magari solo per pochi minuti, il Cristo sofferente lungo la via dolorosa. Ma il filo rosso che li lega è il loro non essere fuggiti di fronte al dramma incontrato, non si sono barricati nei loro pregiudizi, né chiusi in risposte moralistiche costruite per scansare le domande: eh, purtroppo così va il mondo, oppure da che mondo è mondo... Sono tutte persone che nella loro oscurità, o assenza di protagonismo sociale, tuttavia sono presenti, ed attente alla storia che passa davanti a loro.

Come Abramo (Gn 18) seppe rimanere sulla soglia della sua tenda vivendo un perfetto equilibrio fra mondo interno (la sua tenda), e mondo esterno (il passaggio dei tre pellegrini sulla via) anche loro seppero farsi attenti alla via dolorosa sulla quale si presentava Gesù, senza rinunciare ad essere presenti alla tenda della loro coscienza etica.

Un esempio molto commovente di quanto vado dicendo può essere trovato nell’icona del buon ladrone. Anche lui diventa un uomo della soglia quando dimostra contemporaneamente presenza alla crocifissione di Gesù intuita come mistero, e presenza a sé stesso sotto forma d’una nostalgia di cielo recuperata da chissà quale abisso dell’anima! Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo Regno! (Lc 23, 42) In questa commovente preghiera non chiede a Gesù d’essere liberato dal supplizio orribile che sta vivendo. Ha distolto ormai il suo sguardo dalla vita terrena, e lo ha orientato solo sulla vita eterna. Gesù lo rassicura che in quello stesso giorno sarà con lui nel Regno. Possiamo dunque iniziare a raccogliere alcune caratteristiche di questo nuovo popolo: nascondimento e povertà sociale, capacità di essere sulla soglia, presenza a sé stessi e contemporanea attenzione al mondo eterno, soprattutto uno sguardo che sa riorientarsi a partire da una nuova domanda di senso.

Ai piedi della croce si attua l’evangelizzazione e si propaga il Regno in un contagio graduale, nel discernere il mistero della presenza di Dio attraverso un’inattesa contemplazione in cui ci si trova immersi quasi a propria insaputa, semplicemente perché ci si apre, gratuitamente, ed eticamente, alla presenza dell’altro.

Da tempo cerco di evitare di dare consigli; tuttavia in questa Settimana Santa mi piacerebbe restare silenzioso, con poche parole, vicino alla croce di Gesù, insieme alla gente che si muove, cammina, soffre, s’impegna, spera, notando le donne che non staccano gli occhi dalla scena, il centurione che ne confessa la divinità, il ladrone che gli domanda di prenderlo con sé… Vorrei cercare di assorbire questa sapienza con i criteri di chi, anche solo attraverso il suo rimanere presente, inizia a scoprire il senso di un mistero.

Non so dove, attraverso il velo mistico di queste figure, sarò condotto; spererei solo di entrare di più nel cuore di quella nuova ed eterna alleanza portata a compimento dal corpo crocifisso del nostro Signore

   Fr. Andrea Arvalli


(LA VOCE DEI BERICI domenica 2 aprile 2023)