Quaresima 2022

Cari amici e amiche, desideriamo raggiungervi partecipandovi la meditazione fatta in comunità sulla Quaresima di quest'anno, augurando a tutti/e voi una cammino verso la Pasqua illuminato da una speranza viva!

Il tempo di Quaresima è un tempo interamente dedicato alla ripresa e rilancio non tanto della nostra vita di fede, ma piuttosto della sua crescita. Se la fede è infatti la nascita, e la vita, del Dio vivente in noi (per una speranza viva ed una carità di tenerezza) la fede non può non essere una vita in noi. La fede non è un’idea cui aderire, ma una vita in me. Come tale è vitale nella misura in cui è nuova ogni giorno ed ogni giorno cresce. Come dicevano i padri monastici non progredi iam regredi est, non crescere nella fede è già regredire. Anche la fede si può infatti perdere, e di fatto si perde, anche se neppure ce ne accorgiamo: pensiamo di avere fede perché viviamo le sue manifestazioni esterne, ma essa è morta nel cuore, e nell’anima, non cresce, non produce nuovi affetti, pensieri, nuovi stati d’animo e decisioni. La Quaresima è un tempo dedicato alla crescita della vita di fede. L’istituzione di un periodo sacro a ciò dedicato si è fatta strada a seguito dalla necessità d’assegnare un tempo particolare durante l’anno in cui preparare i catecumeni al battesimo nella veglia Pasquale, e per i penitenti al sacramento della riconciliazione la mattina del giovedì santo. Teniamo conto com’era diversa nei primi secoli la modalità di concepire, e di vivere il tempo, scandito ed ordinato con le ore, con i ritmi, e le fasi della vita. Lontanissima dalla concezione contemporanea per cui ogni tempo è sempre buono per fare tutto, per la chiesa antica ogni tempo aveva una sua funzione, e scopo. La Quaresima era dunque un tempo di preparazione e di purificazione, e come tale anche oggi la Chiesa lo ripropone a noi. Questo invito si concretizza nella prima domenica di Quaresima nell’esempio di Cristo che passa quaranta giorni nel deserto prima d’iniziare la sua vita pubblica (cfr. l’analogia dei quarant’anni d’Israele nel deserto). Il Cristo nel deserto è l’icona della Quaresima per noi. Dovremmo farne un periodo privilegiato per imitare il Signore Gesù in una preghiera simile alla sua (-personale, - profonda, -prolungata, in una completa immersione di corpo, mente, anima, affetti nel Padre), ma anche in un digiuno inteso come esercizio esistenziale di sobrietà, ed infine come tempo per esercitarsi in gesti semplici, continuativi di carità, amabilità, sollecitudine, cortesia, attenzione, tenerezza da spendere durante tutta la nostra quotidianità. Non servirebbe infatti a nulla un’ ascesi, anche radicale, se non fosse poi accompagnata dalla preghiera e dalle carità. Ciò che unifica tutto questo è il segnale semantico del “ritorno al cuore”, il rientrare in se stessi, il prendere contatto con la nostra profondità e fare ritorno (teshuvà) ad imitazione del figlio prodigo al Padre che ci aspetta da sempre con pazienza incolmabile, e ci supera in compassione, desiderio, misericordia, perdono. La Quaresima è tempo di desiderio. Essa rinnova in noi il desiderio di riandare alle fonti della nostra vita di fede riaprendo e scavando i pozzi della Grazia ostruiti e soffocati dalle tante distrazioni psicologiche, umane, naturali, terrene (troppo umane, naturali, e terrene!). In Gen 26,15 si dice che i filistei avevano otturato con la terra tutti i pozzi scavati da Isacco e che quei pozzi dovevano essere di nuovo scavati. La Quaresima è il tempo dedicato a scavare i pozzi della Grazia che si sono ostruiti in noi. Chiediamoci quali sono stati per me, nella mia vita i pozzi della Grazia? I pozzi a cui mi sono abbeverato di Grazia, di luce, di fede, e di amore? Oggi come sono questi pozzi? Sono ostruiti? Da cosa sono oggi ostruiti? Come liberarli? Ho nostalgia, desiderio di quella Grazia, luce, fede, preghiera a cui sapevo attingere? Mi manca oggi? Come mai? Come posso pregare per questo? La Quaresima non è un tempo buio, due le luci anzi i fari accesi: il mistero di Cristo, ed il mistero dell’uomo. Occorre attuare una compenetrazione tra queste due luci, in vista della trasformazione della vita. Il mistero è una linea d’orizzonte cui porsi dinnanzi, da contemplare e da cui lasciarsi interrogare, nella contemplazione delle due luci che si compenetrano, la Quaresima ci aiuta a purificarci da pensieri, atteggiamenti, affetti, bisogni, motivazioni psichiche, secolari, mondani, naturali che o ci tengono lontani, o comunque non conducono a Dio. In questa purificazione e contemplazione in cui rimaniamo, ritroviamo almeno la nostalgia, ed il desiderio, d’ una relazione più profonda, intima, vitale, faccia a faccia, occhio a occhio, bocca a orecchio, germinativa con Dio secondo quanto ci è rivelato nel mistero pasquale di Cristo! La Quaresima è anche un tempo di terapia. Terapia dai nostri scoraggiamenti, demoralizzazioni, amarezze, tristezze, depressioni, sconforto, o delusione nei confronti della vita, di noi stessi, della storia…. La Quaresima ci dice: non lasciarti cadere le braccia! Dio ti desidera ardentemente! Possiamo ancora ricominciare! «L'anziano padre Mosè chiese all'anziano padre Silvano: "È possibile fare ogni giorno un nuovo inizio?". Il vegliardo rispose: "Se ci si dà da fare, si può fare un nuovo inizio anche ogni ora"». Apriamoci a Lui, torniamo a Lui! La Quaresima era per i Padri come una decima del tempo annuale da offrire al Signore come un viaggio, un esodo spirituale da una terra arida (ateismo affettivo, distrazioni…) a una terra ricca di fede e di carità. Nel mercoledì delle ceneri siamo chiamati a metterci in fila, e ad essere cosparsi di cenere allo scopo di aprire il nostro cuore all’unica realtà che non passa, non tramonta e che nessun vento può mai disperdere: la misericordia del Padre.

“Si devono purificare da ogni macchia di peccato non solo i più grandi vescovi, i semplici sacerdoti, e i diaconi, ma tutto il corpo della Chiesa, tutti i fedeli, affinché il tempio di Dio, il cui fondatore è lo stesso fondamento, sia magnifico in tutte le sue pietre e splendente in ogni sua parte.” (S. Leone Magno, Discorso 48).

Questa citazione di S. Leone ci aiuta a focalizzare la Quaresima come un tempo in cui concretizzare il nostro desiderio di riscoprirci semplicemente normali come tutti i nostri fratelli e sorelle nelle nostre comunità, abbandonando (speriamo) le nostre pretese di essere persone o cristiani eccellenti, ad alto rendimento, che vivono una vita cristiana ad alta prestazione. Nulla tollera di meno di essere vissuta come una prestazione che la vita di fede cristiana, che appunto è tutto fuorché una prestazione! In un tempo come il nostro, in un brodo di cultura psico-sociale e collettivo in cui tutto pare debba essere, o diventare prestazione, in cui nel mondo del lavoro, o nella società sei accolto solo se fai le cose perfette la Quaresima ci torna ad insegnare, umilmente, e faticosamente, che invece siamo del tutto normali: no, non grandi peccatori. Semplicemente mediocri, un po' buoni, un po' furbetti, un po' sinceri, un po' mascherati, insomma in tutto un po' ed un po'. Mio Dio come siamo normali nelle nostre mediocrità, e peccati… Come sono banali anche i nostri peccati, e le nostre fragilità. Qualche autore spirituale ha potuto parlare a questo riguardo del sonnambulismo spirituale, come di un rischio comune nella vita cristiana. È una maschera di normalità sotto la quale si cela un ritenersi sostanzialmente a posto, convinti che siano gli altri i peccatori: quelli che non sono praticanti, o che sono lontani dalla fede, o che vivono in maniera autonoma. Ma Gesù che s’inoltra nel deserto a lottare col nemico, il richiamo all’ascesi, anche in qualche forma sensibile, ha come fine proprio questa vigilanza capace di risvegliarci a questa consapevolezza su noi stessi. Possiamo serenamente ammettere di essere anche noi fragili, mancanti, uguali a tutti gli altri. Almeno in Quaresima possiamo dircelo: il soffitto di casa non verrà giù. Nessuno si meraviglierà, anzi i nostri amici penseranno “Tò, finalmente se ne accorge anche lui…”. Finalmente, per questa via, apriremo le porte del cuore alla conversione: sarà un luminoso atto di speranza capace di educarci all’interiorità. Ci siamo mai chiesti dove nasca l’interiorità? Come mai alcuni fra noi non riescono mai a parlare con il cuore, e parlano solo di testa? Mancano d’interiorità. L’interiorità nasce dallo scarto, dalla disarmonia, dalla contraddizione, dal mancato passaggio 1 . Potremmo dire: dall’errore, dal fallimento, dalla fragilità accolte senza drammi, e senza vergogne paralizzanti. Prendo consapevolezza, talora dolorosamente, che anche in me vi è una coesistenza imbarazzante di piani diversi, non sempre in linea ed in accordo fra loro. Questo può risultare come uno scacco al grande ideale di me che mi ero fatto, ma contemporaneamente l’inizio provvidenziale, e l’apertura benedetta di un proficuo lavoro interno per sanare, mitigare, integrare, collegare aporie, ed impossibilità. L’interiorità diviene così il luogo in cui ritrovo integrazione, e posso non solo salvare, ma anche rinnovare e rilanciare i miei ideali valoriali, confinando infatti solo all’esterno i miei ideali valoriali la mia vocazione finisce col perdersi nelle brume delle dimensioni procedurali, smarrendo le semantiche di significato, finalità e stile che ne sono il sale. In certe dimensioni della vita, e particolarmente quando si parla di vocazione, lo stile, il modo con cui la si vive, è ancora più importante dei contenuti! Il modo, il come è più importante che non il cosa: le nuances, le sfumature, i particolari sono loro a determinare tante volte non solo l’autenticità, ma anche la verità, ed il valore di una scelta, di un processo, o di un percorso avviato. Allora la conversione cui ci chiama la Quaresima ci aiuta a non accantonare, prosaicamente, la giovinezza costituita dai nostri ideali valoriali, ripiegando su se stessi, e perdendo un pezzo di vita. La conversione non è qualcosa da fare, ma un mistero cui aprire, umilmente, la porta del cuore, della mente, dell’anima. Diviene così un atto di speranza viva, germogliante, dinamica, è un ambiente divino ed umano in cui posso manifestare il mio amore per la vita che mi è stata donata e che esige, per essere onorata, il desiderio, la passione, l’impegno a crescere, cambiare, e migliorarmi sempre. Ascoltiamo l’invito quaresimale a “non accogliere invano la grazia di Dio” (2 Cor.6,1)

La Quaresima è tempo di rinnovare il nostro desiderio di essere interiormente purificati, interiormente illuminati, e trasformati dal fuoco dello Spirito di Cristo e dalla sua grazia. Questo desiderio in Quaresima prende forza e si rimotiva dal fatto di essere una sola cosa col desiderio di tutta la Chiesa a venire rinnovata e trasformata come sposa di Cristo, e sacramento di salvezza.
La Quaresima non può essere segnata da tristezza: brutto segno se la fatica, e la rinuncia richieste si trasformano in noi in musonerie o durezze, se così fosse dovremmo interrogarci con quale attitudine interiore l’abbiamo iniziata.
La Quaresima è da vivere per quel che è: una vigilia di nozze, colma d’attesa trepidante, anticipazione e preparazione interiore ad un evento di grazia. Il vangelo del mercoledì delle ceneri ci invitava a questa bellezza: Mt. 6,17 Invece quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto… fatti bello, entra nella bellezza di Dio, della sua misericordia e del suo amore.

In sintesi:
  • Il risveglio del divenire consapevoli della nostra mediocre fragilità, accolta senza ridicola vergogna impermalosita con la semplicità modesta delle cose vere, e feriali, 
  • la dis-chiusura della porta alla conversione come ambiente divino ed umano in cui l’esperienza della fragilità
  • fa nascere in noi l’interiorità (nascita dell’interiorità), 
  • il rinnovo ed il rilancio degli ideali vocazionali profondi a partire dall’interiorità anziché dai volontarismi procedurali, farsi belli in Dio nell’attesa trepidante dell’alba, sono i temi spirituali della Quaresima.

Buona prima domenica di Quaresima

Fr. Andrea Arvalli