IV Domenica del Tempo Ordinario Anno B

28 Gennaio 2024


Dt 18,15-20   Sal 94   1Cor 7,32-35   Mc 1,21-28

TACI!

Tra le prime azioni del ministero pubblico di Gesù, Marco colloca questo segno che, sulle prime, può cogliere un po' tutti di sorpresa. Che cosa significa quello che fa Gesù? Si tratta evidentemente d’un segno di purificazione operato di sabato e nella sinagoga. Ad essere purificato è un uomo che è nella sinagoga di sabato, senza però essersi separato dai suoi compromessi col mondo del male (lo spirito immondo). E’ il dramma descritto dal vangelo di oggi.

Quest’uomo posseduto da uno spirito impuro, inutile dirlo, ci rappresenta un po' tutti. Non si tratta di un immorale o di una persona malvagia; sembrerebbe piuttosto un praticante come tanti altri, presente in modo ordinato al culto del sabato. Scopriamo così che essere abitati da qualche spirito immondo non significa essere malvagi. Probabilmente nemmeno lui sapeva cosa fermentasse di preciso dentro di sé, esattamente come noi che neppure sospettiamo le passioni che abitano il nostro inconscio. Non abbiamo nemmeno consapevolezza di questa passionalità impura, né riusciamo ad individuarne le fonti. Quello che conta però è non mescolare le cose e saper riconoscere che da qualche parte, in noi, ci sono motivazioni, stati d’animo, fantasie (spiriti) che non hanno nulla a che vedere con Cristo. Di queste cose dobbiamo liberarci. 

Tutto inizia con la sorpresa, perché Gesù parla con autorità, parla cioè non come uno che ha letto le cose sui libri, ma che le conosce di persona, e pertanto dice cose talmente vere che non possono non toccare il cuore. "Nemmeno sa chi sono eppure mi legge dentro!". Questa presa di consapevolezza improvvisa fa zampillare, nell’anima dell’uomo, nello stesso istante, il riconoscimento drammatico sia della propria impurità, sia della santità di Gesù: io so chi tu sei, il santo di Dio!  

La risposta di Gesù è emblematica: taci! Come a dire…non iniziare neppure a cercare di dialogare o conversare con lo spirito impuro, non iniziare il dialogo con i tuoi pensieri cupi. Non si deve conversare con i nostri spiriti immondi. Questo è quello che loro vogliono: farci cadere in una rete di pensieri, in un’analisi interminabile dei nostri stati d’animo, dubbi, passioni. Invece l’unica strada per essere liberati è un’altra : riconoscerli, confessarli e poi mettersi davanti all’Unico veramente potente, che conosce tutto, che conosce il nostro cuore e che sa autenticamente interpretare e comprendere.  

Ciò che abbiamo di puro e che è autenticamente nostro è solo questo tormento, questa ansia, questo strazio che ad un dato momento ci sospinge fuori, ad uscire. L’angoscia del cristiano è questa lotta interiore, liberante e salvifica, che ci costringe a non continuare più a lungo a rimanere nell’ombra della nostra sinagoga, seminascosti, dentro le nostre mezze decisioni, dentro i nostri dubbi infiniti. Venire alla luce davanti a Lui, perché sia Lui ad analizzarci. Affidarci a Lui, e Lui dirà anche a noi: "Taci! La tua conversazione è solo con me, apriti solamente a me! ".

Aprirsi a Dio e tacere; non parlare troppo nemmeno con Lui. Occorre essere temperanti e sobri, anche in questo. Manifestiamo tutto a Dio, con poche e brevi parole, poi restiamo zitti e lasciamo che le cose si appoggino da sole sul terreno fertile del reale.

Domande per continuare la riflessione

- Forse anche dentro di me ci sono delle cose che non possono coabitare con Cristo. Ne ho consapevolezza?

- Tendo ad accettare il dialogo con i miei pensieri perdendomi in auto-analisi interminabili?