XXI Domenica del Tempo Ordinario Anno B

25 agosto 2024

Gs 24,1-2.15-17.18   Sal 33   Ef 5,21-32   Gv 6,60-69

LO SAPEVAMO CHE TU ERI DIVERSO!

Nelle domeniche scorse i giudei che avevano cercato Gesù come taumaturgo erano stati messi di fronte all’impegnativa richiesta esistenziale di accoglierlo come pane disceso dal cielo. Nel confronto con lui, che ne era seguito, alla fine si erano trovati davanti ad una scelta radicale: continuare a vivere, per tradizione, una religiosità compromessa con la sapienza del mondo, oppure fare decisamente un salto qualitativo ed accogliere l’annuncio evangelico, pane di vita, offerto da Gesù. 

Con il versetto 60, inizio del brano odierno, gli interlocutori non sono più i giudei, ma diventano i discepoli. Giovanni in questo modo intende rivolgersi ai cristiani delle sue comunità per invitarli a scegliere, senza tenere i piedi in due staffe. Molti discepoli si tirano indietro ”La tua proposta è troppo dura...” si lamentano. Se all’inizio c’era stato l’equivoco sul pasto cannibalesco, l’equivoco era stato poi sciolto: tutti avevano capito bene cosa Gesù intendesse davvero. L’invito di Gesù ad unire la propria vita alla sua, equivaleva però a non restare più padroni di sé. Il rischio era grande, e fidarsi esigeva un atto d’amore non facile. Per questo se ne escono dicendo “Questa proposta è dura, davvero troppo dura…! Chi può ascoltarla?” (v.60). E’ dura davvero! Quante volte lo diciamo anche noi: è dura Signore, è tanto dura ! Non viene detto che  la proposta non si riesce a capire: la si comprende, ma assentire e coinvolgersi comporta un rischio che si fa fatica ad accettare. 

Potremmo tradurre questa difficoltà dei discepoli nella domanda: potremmo mai partecipare degnamente all’eucaristia se questo esige essere tanto radicali da donare la vita? Anziché ammorbidire, Gesù rilancia invitando a dilatare sguardi ed animi: “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dove era prima?” (v.62). Come dicesse “Se fate fatica ad accogliere la mia proposta ora che sono sulla terra, cosa farete quando sarò tornate al Padre?”. Gesù sostanzialmente invita ad una fede più libera e pura, slegata da visioni e segni sensibili, aprendo ad una dimensione più spirituale, meno legata al mondo sensibile e maggiormente fondata nel mondo dello Spirito: “La carne non giova a nulla (v.63) (per chi vuole davvero entrare a comprendere la mia proposta evangelica…)”. Come se Giovanni ci dicesse che la sapienza umana non riesce, e non può, introdurre nei misteri di Dio. Pertanto è impossibile accogliere il Vangelo se ci ostiniamo ad interpretarlo con il buon senso umano.  

“Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è concesso dal Padre mio” (v.65) si tratta della (ri-) nascita d’un uomo nuovo, rinascita non più dalla carne e dal sangue (come la prima) ma rigenerazione dalla volontà di Dio, direttamente dal Padre stesso. Da qui il turbamento dei discepoli: “Molti dei suoi tornarono indietro e non andavano più con lui” (v.66). Non dovrebbe meravigliarci, il salto è impegnativo, e non dovremmo considerare male coloro che si tirano indietro: il Maestro sta esigendo tantissimo e loro non se la sentono. Gesù stesso non costringe né obbliga nessuno. Il brano odierno si chiude comunque con una risposta positiva dei discepoli (vv. 67-69). Nonostante il suo linguaggio duro e difficile vi è un manipolo di discepoli che, pur non avendo ancora compreso cosa comporti davvero andare dietro a Gesù, tuttavia gli dà il suo assenso. Sequela, fede, discepolato non si fondano su prove irrefutabili, ma su di una relazione colma di fiducia e di agape..  

Emblematica la risposta di Pietro. Davanti a sé ha la visione d’un mondo incapace di dare salvezza ma che pure è il mondo nel quale è cresciuto, ed il suo sgomento è grande davvero! Ma proprio questo sgomento è la condizione per la fioritura della sua fede: in chi altro potremmo credere Signore? Dove andremo? Ti abbiamo seguito, abbiamo creduto in te pur senza aver capito tante cose, pur senza essere consapevoli di cosa ci avrebbe atteso. Non capivamo tanto nemmeno delle cose di questo mondo…. Adesso però che tu lo illumini iniziamo a comprendere qualcosa. Nessuno ci illumina come sai fare Tu, e non c'è nessuno che abbia parole di vita eterna come te. Signore da chi potremmo andare? La confessione di Pietro è soprattutto la proclamazione dell’impossibilità di rivolgersi altrove. In chi altro potremmo credere Signore? Tu solo sei Santo! 

 

Domande per continuare la riflessione

- E’ troppo dura? Essere cristiani è ogni volta fare un salto di qualità, non contentarsi di vivere come sempre, accogliere il vangelo come pane di vita 

-Giovanni invita a scendere nello sgomento di Pietro, ed a riconoscerlo come nostro: la verità non risiede nella forza delle cose indubitabili, ma nella fragilità della nostra realtà creaturale.  

- La partecipazione all’eucaristia non richiede al fedele la perfezione morale, ma la disposizione di chi sperimenta e riconosce la propria fragilità, e lo sgomento che apre all’invocazione.