XVI Domenica del Tempo Ordinario Anno B

21 Luglio 2024

Ger 23,1-6   Sal 22   Ef 2,13-18   Mc 6,30-34


CHE COSA DEVO FARE?

La comunità apostolica prima di essere missione era intimità. Analogamente l’identità della Chiesa, prima che nella missione, si radica in essa. Domenica scorsa avevamo visto Gesù inviare i discepoli a due a due per evangelizzare: proclamare la conversione, cacciare i demoni, e  ungere di olio gli infermi. 

Oggi riprendiamo la lettura di Marco 6 cogliendo il ritorno dei discepoli da quella prima missione "Si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto fatto e che avevano insegnato" (v.30). La missione infatti non aveva (e non ha) come fine l’andare, ma il tornare. I discepoli ritornano tutti a Gesù, perché la loro missione e la loro vocazione aveva Gesù al suo cuore!  

Per rendersene conto si può tornare alla scena della chiamata dei dodici sul monte (cf. Mc 3,13-15), in cui si dice che Gesù ne costituì dodici perchè stessero con Lui. Non siamo educati a comprendere come lo stare con Lui sia la fondamentale finalità della chiamata di Gesù, e raramente si sottolinea questa volontà del Signore. Leggendo Mc 3 però non ci si può sbagliare: lo scopo del discepolato è prima di tutto stare con Lui. Lo scopo della sequela è stare con Lui per sempre...la nostra vita è ormai nascosta con Lui in Dio (cf. Col 3,3), e l’andare a predicare è lasciato al secondo posto. 

In questa prospettiva comprendiamo meglio il gesto pieno di tenerezza con cui Gesù invita i suoi in disparte, loro soli per riposarsi un po'… (cf. Mc 6,31). La comunità discepolare è invitata ad entrare sempre più profondamente nel mistero, i dodici sono qui chiamati ad un nuovo esodo, nel deserto. Il deserto, la solitudine, il riposo sono tutte figure che parlano di quel dialogo d’amore fra il discepolo e Gesù nel quale cresce la relazione di fede con Lui. Lontani da Gesù siamo sempre stranieri e pellegrini, in cerca della vera casa, ma quando siamo immersi nella preghiera, nell’amore, nel dialogo orante con Lui, riposiamo, cioè facciamo l’esperienza di essere nella nostra vera dimora di figli. 

Mentre sta guidando i dodici nel deserto Gesù, sceso dalla barca, si trova però di fronte ad una folla inattesa. Marco annota che questa folla dispersa viene vista da Gesù come un gregge sbandato di pecore senza pastore…Gesù si trova in mezzo a due situazioni diverse: da una parte il suo proposito di stare qualche tempo nel deserto con i dodici, dall’altra questa gente sbandata che lo cerca. Si tratta di fare una scelta: mantener fede al proposito fatto con i discepoli, o dare spazio a questa gente? Che fare? In ogni caso avrebbe scontentato qualcuno: certamente avrebbe deluso i dodici, ma anche ignorare la folla che lo seguiva avrebbe avuto le sue conseguenze. 

Gesù in questo frangente non ha molto tempo per decidersi... spesso anche noi dobbiamo deciderci sui due piedi senza aver tempo a disposizione per riflettere. In Marco una parola ci guida a comprendere come Gesù prende la sua decisione; al v. 34 infatti è scritto che Gesù ebbe compassione di loro… Avere compassione è un verbo, diciamo così, teologico, che indica un’emozione profonda, che esprime la commozione di Dio di fronte alla fragilità delle sue creature. In altri termini Gesù decide essendo profondamente in contatto con se stesso, essendosi ascoltato a livello profondo, percepisce in quella compassione profonda l’azione stessa del Padre che lo invita a dare priorità alla folla. I dodici sono chiamati ad attendere e questa loro attesa diviene formativa perché devono imparare i criteri di priorità che Gesù utilizza per le sue scelte. Se pensiamo alla fatica che facciamo a fare qualche scelta impopolare, dovremmo imprimerci bene nel cuore la libertà con cui Gesù delude i suoi, una volta compreso ciò che è più importante. 

Un’ultima annotazione: cosa fa Gesù di fronte a questa folla? Insegna, semplicemente. Non fa grandi cose; alle volte tante proposte che facciamo sembrano voler coprire, sotto tanti nomi colorati, un vuoto di contenuti. Forse dovremmo più realisticamente chiederci quali siano le necessità più reali delle persone: il vangelo di oggi ci fa riflettere sull’efficacia dell’annuncio del Vangelo, della formazione delle coscienze, sul coraggio di affrontare la stanchezza e il disorientamento della gente. Più che tante proposte c’è bisogno d’una parola che sappia riorientare nello sbandamento, ridare speranza nella demoralizzazione, rinfrancare in mezzo a tanti dubbi.


Domande per continuare la riflessione 

- Ho mai pensato, o penso mai, alla chiamata cristiana prima di tutto come chiamata a stare con Gesù nella preghiera e nel dialogo con Lui? Che pensieri e sentimenti mi suscita questo punto?

- Quando sono davanti a due alternative buone e devo fare una scelta come mi regolo? 

- Di cosa hanno bisogno le folle vagabonde e sbandate dei nostri tempi?