XIII Domenica del Tempo Ordinario Anno B

30 giugno 2024

Sap 1,13-15; 2,23-24   Sal 29   2Cor 8,7.9.13-15   Mc 5,21-43

CHI HA TOCCATO LA MIA VITA?

Il vangelo di Marco oggi ci propone la storia di due persone che, per qualche motivo, non riescono a vivere la loro vita. Una è una ragazzina di dodici anni, che non si sta dando il permesso di vivere; l’altra, l’emorroissa, è una donna matura che però da dodici anni è costretta, dallo stigma sociale, a non vivere. Quel sangue che scorre, paradossalmente la rende impura e per questo le è proibito avere relazioni sociali. La prima è una ragazzina che avrebbe dovuto giocarsi le sue risorse ma, come accade a molti adolescenti, pur avendo l’età giusta per lanciarsi nella vita, preferiva rinunciare a vivere. La seconda è un esempio di quanto accade quando, presi da un problema, non riusciamo ad uscirne, e cerchiamo di risolverlo secondo ciò che pensiamo meglio. Andiamo così a consultare specialisti, avvocati, medici ed altre figure, ed affondiamo sempre più nel problema. I medici, in questo brano, costituiscono l’immagine di coloro che sono bravi a prescrivere ricette per gli altri. Diciamo la verità, che siamo in tanti ad essere bravi a fare diagnosi, e suggerire soluzioni che peggiorano la vita del nostro prossimo ... "avendo molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio anzi piuttosto peggiorando" (Mc 5,26). Ma ci sono problemi che non possono risolversi alla maniera umana ... “vi do la pace, non come la dà il mondo. 

Entrambe le donne, la ragazzina dodicenne e l’emorroissa, cominciano, o meglio ri-cominciano, a vivere quando strappano (o nel caso della dodicenne, Gesù strappa) il copione che gli altri vorrebbero imporre loro. L’emorroissa, da un lato disperata ma dall’altro anche fiduciosa, decide di fare quello che gli altri non le permettono di fare: toccare Gesù. Rompere le etichette che gli altri ci mettono addosso è un gesto di verità liberante perché a volte le etichette ci fanno comodo. Questo contatto umano, con un’umanità ed una vita nuova, la risana in profondità. La guarigione avviene in due tempi: dopo la guarigione Gesù vuole conoscerla: “impaurita e tremante gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità”; a questo punto Lui conferma la guarigione. La verità ci rende liberi, il coraggio della verità ci libera! Proviamo ad immaginare se invece si fosse nascosta, se non avesse detto la verità? A volte quando Cristo ci cerca personalmente proviamo paura, ci nascondiamo, non diciamo tutta la verità, occultiamo il nostro male. Di conseguenza non possiamo essere liberati: il Cristo non può confermare (portare a compimento) la nostra guarigione e noi regrediamo, torniamo indietro tristi come eravamo venuti, anzi ancora più tristi, ben peggiorati, perché Cristo non ha potuto dirci “Và in pace. Chissà, forse sarà per questo che molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti…? 

Per la ragazzina di dodici anni, invece, diventa preziosa la figura del padre che certamente non capiva e non accettava il sonno della figlia, ma che però si comporta da adulto: non resta a lamentarsi del sonno della figlia, disperandosi, ma esce, va a cercare un aiuto, si fa parola per la figlia, traduce il suo bisogno, cerca e porta alla figlia ciò che le serve per la vita. Sono queste le caratteristiche di un vero padre, che cerca aiuto e sa attendere.  

A volte anche noi preferiamo dormire, o stare ai margini, per evitare di vivere i compiti che la realtà ci affida, viviamo in sonni che sanno di rinuncia, di passività, di paura. Come qualcuno ha potuto dire a volte è vero che la vita è qualcosa che ci accade mentre noi siamo intenti a fare dell’altro. Continuiamo a buttare sangue cercando vita dove non c’è, in situazioni, relazioni, o compiti che ci tolgono solo energie, come l’emorroissa. Oppure decidiamo di continuare a sonnecchiare per non camminare con le nostre gambe, come la ragazzina adolescente. 

Abbiamo necessità di lasciarci toccare dalla vita, abbiamo bisogno d’iniziare a credere in noi stessi, abbiamo bisogno di rivolgerci a Dio per ritrovare la forza, la gioia, il coraggio, la voglia di vivere. Impariamo a rivolgerci al Cristo con una nuova libertà da noi stessi, con l’atteggiamento, ed il movimento interiore giusto. Rivolgiamoci a Cristo anche con tutto il dolore che la vita comporta, Gesù esaudisce, ascolta, consola con una misericordia tutta umana “Ordinò di darle da mangiare”.

 

Domande per continuare la riflessione 

-Quali sono le situazioni che mi tolgono energie interiori? Come potrei intervenire per cambiare le cose?

-Mi è accaduto, o mi accade a volte, di vivere ai margini della vita per la paura di assumermi in pienezza le responsabilità delle mie scelte?