Santissimo Corpo e Sangue di Cristo Anno B

2 giugno 2024


Es 24,3-8   Sal 115   Eb 9,11-15   Mc 14,12-16.22-26

IMPEGNARSI

Il termine alleanza nel linguaggio moderno ha perso la pregnanza che aveva nelle pagine sacre delle Scritture. Abbiamo sotto gli occhi come le nazioni, i gruppi di potere economico o sociale, i partiti politici facciano e sciolgano alleanze con grande facilità. Così quello che fino a ieri era un amico fidato, oggi diventa il nemico da combattere. Non a caso da anni è stata coniata l’espressione società liquida per descrivere una caratteristica centrale del nostro tempo contemporaneo, caratterizzata da una grande volatilità e da una crescente difficoltà nel creare relazioni affidabili e durature.  

La parola alleanza è invece un termine chiave per comprendere la storia biblica. Israele da sempre ha utilizzato l’idea di alleanza per descrivere sé stesso ed il suo rapporto con il Signore, tanto da definirsi il popolo dell’Alleanza. Dio stesso, a più riprese, strinse alleanza col suo popolo, promettendo benedizione e protezione, assumendo nei suoi confronti impegni e facendolo non solo in modo unilaterale e gratuito, promettendo anche di non revocare mai la sua amicizia. Naturalmente questo non significava che Dio fosse senza attese: era sempre ardente da parte sua il desiderio che il popolo potesse accogliere la sua proposta di amicizia, entrandovi pienamente.  

Quello che impressiona di più nell’alleanza offerta da Dio prima ad Israele e poi, in Gesù, a tutti gli uomini, è il carattere definitivo dell’impegno che Dio si assume con l’uomo. L’alleanza di Dio con il suo popolo non è “a scadenza”, per alcuni, pochi o tanti anni, ma è per sempre, cioè eterna. Per noi, persone per le quali ogni impegno è sempre provvisorio e ad tempus, tutto questo è quasi inimmaginabile. 

Tuttavia, dobbiamo ammettere che nulla esprime il valore che diamo alle persone o alle cose per le quali ci stiamo impegnando, quanto la durata del tempo che dedichiamo a loro. Più è lungo questo termine, più è grande il valore che diamo all’impegno. La credibilità di un impegno è rivelata dalla disponibilità a mettersi in gioco per esso in termini di durata ed intensità. Il popolo ebraico nell’Alleanza sul Sinai esprime il suo impegno affermando: “Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!” (Es 24,7b). La determinazione è proporzionale alla fede. Se, dopo aver preso un impegno, constatando che forse ci stiamo rimettendo, iniziamo a tentennare, a dubitare, a ripensarci, forse l’avevamo preso in modo superficiale. Quante volte accade proprio così! Nel mondo biblico, invece, fare alleanza vuol dire impegnarsi per la vita! 

Nella tradizione biblica ogni alleanza e ogni patto necessitava sempre di un versamento di sangue… Così erano nati i sacrifici animali. Per l’uomo biblico il sangue rappresentava la vita, era il luogo della vita. Nell’alleanza sul Sinai descritta nella prima lettura di oggi “Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra sull’altare (Es 24,6). Nel sacrificio degli animali chi stipulava l’impegno si riconosceva nella vittima, ed affermava attraverso quel sacrificio il suo essere pronto a morire pur di non venir meno all’impegno preso. Stipulare un’alleanza era questione di vita e di morte: la Lettera agli Ebrei afferma che “senza spargimento di sangue non ci può essere alleanza (Eb 9,22). Come a dire che, quando manca la disponibilità a dare la vita per essere fedeli all’alleanza, l’impegno stipulato non vale nulla! 

Arriviamo così a comprendere come mai l’alleanza nuova ed eterna compiuta da Gesù richiedesse lo spargimento del suo sangue, versato sulla croce. Gesù si offrì volontariamente come vittima attraverso la quale Dio potesse sancire un nuovo ed eterno impegno d’amore e di salvezza in favore dell’intera umanità: Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti (Mc 14,24).

Nella festa attuale del Corpus Domini siamo chiamati a fare memoria, celebrare e contemplare l’amore fedele di Dio per noi. La sua presenza d’amore espressa nella storia d’Israele e che aveva raggiunto un culmine nell’incarnazione di Gesù, Dio con noi, trova compimento nel dono del suo corpo e del sangue: dono reale nella croce, e sacramentale nella mensa eucaristica. Tale contemplazione ci interroga pertanto sulla nostra disponibilità ad impegnarci realmente nella nostra relazione con Dio, fino allo spargimento del sangue.  

Per le cose e le relazioni cui crediamo veramente, noi ci mettiamo tutto di noi stessi, la nostra vita e, come si dice, ci buttiamo il sangue…. Nella vita di fede cristiana modello e campione di santità è sempre stato il martire, il credente che dava la sua vita usque ad effusionem sanguinis… Chiediamo al Signore la grazia perché questa celebrazione del mistero del Corpo e del Sangue di Cristo rinnovi, per sua grazia, la nostra capacità di dono integrale di noi stessi conformandoci sempre più da vicino a Cristo Gesù.

 Vorrei terminare cercando di mettere a confronto il pane quotidiano, quello di cui ci nutriamo ogni giorno per sostenere la nostra vita fisica, con le nostre relazioni. Se guardiamo alla nostra vita non faremo fatica a riconoscere che le nostre relazioni più autentiche sono state quelle che ci hanno fatto (e ci stanno facendo) crescere come persone nutrendo i nostri cuori, le nostre anime, le nostre menti. Non credo di esagerare mettendo in parallelo il pane materiale e le nostre relazioni. La nostra vita è una storia di relazioni, esse nutrono e costruiscono la nostra vita. 

Gesù, pane della vita, si è offerto e si offre a noi come quella relazione vitale che, giorno dopo giorno, ci apre all’orizzonte dell’eternità. Nell’ultima cena egli ci rivela il suo amore e contemporaneamente dona il suo corpo, come cibo che nutre: «Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Quando ci nutriamo noi diciamo che non siamo autosufficienti e, analogamente, siamo capaci di relazione nella misura in cui accettiamo di non poter vivere da soli.  

Nella nostra vita di fede, così come nella nostra vita di preghiera e nella partecipazione attiva alla liturgia eucaristica, come cristiani riconosciamo e diciamo pubblicamente che senza Gesù ci mancherebbe il pane della vita, senza Gesù noi non potremmo più vivere...

 

Domande per continuare la riflessione 

- Ci sono delle situazioni, degli ideali, delle imprese, delle persone che sono state, o sono tuttora, abbastanza significative da comprometterti per esse?

- In generale ti ritieni abbastanza autosufficiente?

- Che posto occupa il mistero dell’eucaristia nella tua vita?