Santissima Trinità Anno B

26 Maggio 2024


Dt 4,32-34.39-40   Sal 32   Rm 8,14-17   Mt 28,16-20

MISTERO?

Il cuore del vangelo di oggi è costituito dalla missione consegnata dallo stesso Gesù risorto ai discepoli: essi ricevono l’incarico di ammaestrare tutte le nazioni, d’insegnar loro ad osservare tutto quello che aveva comandato e di battezzarle. Da notare è il comando di battezzare nel nome della Trinità (“battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” v 19), particolare non scontato, ma che non dovrebbe esserlo perché, se ricordiamo bene, Pietro nel giorno di Pentecoste, rivolgendosi al popolo, invita al pentimento e a farsi battezzare “Nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei peccati” (At 2,38). All’inizio della predicazione apostolica dunque, nella comunità cristiana primitiva, il battesimo era amministrato solo nel nome di Gesù! Avviene solo in un secondo tempo, dopo qualche anno, avvicinandoci alla metà del primo secolo, che la chiesa inizia a battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, nel nome della Trinità. Anche questi particolari ci dicono la fatica di maturare la consapevolezza del mistero dell’unico Dio, nel quale esiste una paternità, una filiazione ed un mistero di amore e di grazia. 

Nulla più di questo specifica la fede cristiana anche pensando al monoteismo radicale del mondo ebraico, come di quello islamico. Quando utilizziamo il termine mistero noi utilizziamo una parola che indica una ricchezza talmente grande di vita e di amore da trascendere ogni comprensione troppo precisa e limitata. Una verità, dunque, e una realtà che introduce l’uomo in una luce che è destinata a crescere con colui che si apre ad essa. 

Le montagne, nella Bibbia, sono luoghi in cui Dio si manifesta all’uomo. Se Matteo colloca l’episodio odierno su di un monte, lo fa per dirci che chi riceve la missione di evangelizzazione è colui che ne ha profondamente assimilato il messaggio avendone fatta esperienza personale. La missione viene descritta nella seconda parte del brano (vv 18-20) e consiste nell’ammaestrare le nazioni, battezzando ed insegnando ciò che Gesù aveva insegnato. Gesù stesso varca il limite dell’ annuncio solo ad Israele per aprirlo a tutti. La luce del vangelo è destinata ad essere portata ed accesa in tutto il mondo, come le antiche profezie avevano annunciato su Israele luce delle genti (Is 42,6). 

Il Risorto richiama solennemente come il Padre gli avesse conferito ogni potere in cielo ed in terra (v. 18) indicando con questa espressione un potere universale su tutto il creato, consistente nella capacità di condurre l’uomo, ogni uomo, alla salvezza nell’amore del Padre e nella vita dello Spirito.  

Accostiamo il mistero della Santissima Trinità, tante volte pensato e difeso come un concetto astratto, attraverso questa via appena descritta. Non si tratta di una verità rarefatta ed astratta, ma di una finestra spalancata sulla vita divina: attraverso di essa contempliamo, nel Padre che genera il Figlio e nel loro Spirito che li accomuna, la vitalità e la forza di un amore che sa uscire da sé per creare relazione e così donare nuova speranza e nuova fecondità di vita. 

In questa domenica della SS. Trinità non contentiamoci di ripetere una fredda formula dogmatica, ma cerchiamo di cantare ed elevare a Dio un inno riconoscente per il dono che ci ha fatto di sé e della sua vita, nel Padre, nel Figlio e nello Spirito. Senza questo dono il destino dell’uomo sarebbe la morte ma “Il dono di Dio è la vita eterna (Rm 6,23). Ricordiamo oggi quanto scriveva S. Giovanni:“Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente! Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che sarmo non è stato ancora rivelato (1Gv 3,1-2). 

Profittiamo di questa festa così particolare nell’anno liturgico per interrogarci se la famiglia di Dio, che è la Santa Trinità, investe ed illumina la nostra vita personale e relazionale ad ogni livello. La salvezza del Risorto dovrebbe raggiungere ogni uomo sulla terra, attraverso la vita non solo individuale ma anche relazionale dei discepoli. Il primo segno di tale salvezza è una nuova coloritura, un nuovo respiro, ed una nuova anima che ricevono le nostre relazioni. “Ecco io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo (v.20): il Dio Trinità non è lontano, non si tiene nascosto nei cieli, ma è un Dio con noi, non vive come se le nostre angosce, dolori, pensieri, speranze, e quelle di tutti gli uomini della terra, non fossero anche suoi. Egli è al nostro fianco “con noi” sino a quando saremo tutti nella sua casa. 

 

Domande per continuare la riflessione 

-Quando sento parlare di mistero a proposito di Dio e delle cose di Dio, penso solo a qualcosa di oscuro ed incomprensibile o ad una ricchezza infinita di vita e d’amore? 

-Qual è la qualità delle mie relazioni interpersonali? So prendermene cura a tutti i livelli, da quelli più personali ed intimi, a quelli più istituzionali e formali? 

-La fede nel Dio trinitario rivelatoci da Gesù, è solo intellettuale e teorica, o comporta qualche riflesso nelle mie relazioni? Quale?