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Comunità OFM Convento Eremo S. Felice - Cologna Veneta (VR)

Eremo San Felice

XXXII Domenica del Tempo Ordinario Anno B

2024-11-10 17:42

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Riflessioni,

XXXII Domenica del Tempo Ordinario Anno B

10 novembre 2024


1Re 17,10-16; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44


DELL' INTERIORITA'


Domenica scorsa Gesù era rimasto colpito dalla sapienza e dalla sincerità dello scriba che dimostrava profondità di sguardo e di cuore nel leggere le Scritture, oggi invece nota come molti colleghi di quello scriba non gli somiglino per nulla. Ai tempi di Gesù gli scribi erano interpreti ufficiali della legge del Signore, ed avevano autorità in campo legislativo facendo i giudici nei tribunali. Tre sono le accuse che Gesù rivolge loro in questi versetti. La prima era quella d’un orgoglio che li portava a distanziarsi vanitosamente dal resto del popolo; indossavano per questo un abito particolare (lunghe vesti) e si tenevano distanti, separati dalla gente comune, con cui non volevano essere confusi. La seconda accusa che fa Gesù nei loro confronti è quella di divorare le case delle vedove. Probabilmente esigevano da loro, quando volevano essere difese nei tribunali, delle ricompense eccessivamente esose. Il terzo rimprovero di Gesù è quello di ostentare lunghe preghiere cioè di pregare a lungo ma per farsi vedere, per dare pubblica prova d’una loro presunta devozione, insomma un’ipocrisia religiosa falsamente devota per convincere la gente di stare dalla parte del Signore. 



Si capisce come la gente comune fosse stanca di questa religiosità ipocrita! In contrapposizione a questo spettacolo lo sguardo penetrante di Gesù coglie e valorizza invece un modello di religiosità autentica. Probabilmente quando i fedeli gettavano le loro offerte nella cassetta del Tesoro del Tempio, una specie di “cassetta delle offerte”, un addetto proclamava ad alta voce l’offerta versata. Dobbiamo allora immaginare la scena: quando i ricchi lanciavano monete d’oro, o gioielli, alla proclamazione dell’offerta data si sentivano le esclamazioni di meraviglia ed approvazione dei pellegrini, mentre per i due spiccioli della vedova possiamo immaginare i sorrisi ironici degli astanti. Comprendiamo meglio allora l’intervento di Gesù che non solo prende le difese della povera vedova ma che, capovolgendo i criteri umani, ce la propone come modello di vita e maestra spirituale. 



Non è la prima volta che S. Marco cita delle donne a cui Gesù guarda con ammirazione. Vorrei ricordare le altre tre, oltre a questa povera vedova. La prima era stata la donna che, soffrendo di emorragie, aveva devotamente sfiorato il lembo del mantello di Gesù, e di cui Gesù stesso riconobbe la fede “Figlia, la tua fede ti ha salvata!” (Mc 5,34), la seconda era la siro-fenicia che, per la sua fede, era riuscita a toccare Gesù dichiarandosi soddisfatta per le semplici bricioline che cadono sotto la tavola imbandita per i figli. Anche lì Gesù si era commosso “Davvero grande è la tua fede!” (Mc 7,24-30). Se queste due donne costituivano modelli di fede, la povera vedova di oggi e quella che, in Mc 14,3, verserà una misura intera di “olio profumato” sul capo di Gesù, illustrano la loro carità senza misura.


Due, in particolare, sono le caratteristiche della vedova di oggi che mostrano quale debba essere lo stile e la vita del vero discepolo di Gesù.


La prima caratteristica è quella che il proprio comportamento non deve richiamare l’attenzione di nessuno. Il bene (carità) va fatto senza che nessuno, ma proprio nessuno lo sappia, senza cercare alcun ritorno! Nel vangelo di Matteo, al capitolo 6, Gesù inviterà a non suonare la tromba quando si fa l’elemosina. Quante volte, invece, quando facciamo qualcosa di buono, ci piace strombazzarlo in giro… 



La seconda caratteristica del gesto della vedova è di essere un dono totale: non regala una parte, magari superflua, di ciò che possiede, come fanno i ricchi, ma getta tutto ciò che ha. Siamo insomma chiamati a donare tutto, anzi caratteristica del discepolo cristiano autentico sarà proprio quella di mettere in gioco non una parte di sé, ma tutta la sua vita come fece Gesù.  



Una terza caratteristica potrebbe essere trovata nel fatto che questa vedova non aveva mai ascoltato un discorso di Gesù, né aveva mai assistito ad un suo miracolo, pertanto ella diviene l’immagine di tante persone di oggi che, anche senza aver letto mai il vangelo, però vivono scelte evangeliche, quasi senza saperlo, docili all’impulso dello Spirito. 



Questa vedova è per noi una preziosa maestra di vita evangelica: il suo silenzio, nascondimento, la sua discrezione parlano d’una interiorità esemplare. A volte noi pensiamo all’interiorità come ad una dimensione devota, adatta a persone pie, ma tutto sommato piuttosto secondaria, o non così importante per vivere da cristiani. Se la pensiamo così il vangelo di oggi ci smentisce clamorosamente: il gesto umile e schivo di questa donna è frutto ed espressione d’una interiorità profonda e d’un contatto intimo e segreto col Dio della vita da cui dipende tutta l’autenticità della nostra vita cristiana.



 



Domande per continuare la riflessione



-Quando faccio qualche gesto generoso, mi piace farlo sapere in giro?



-Come curo la mia interiorità? Penso che sia qualche cosa, tutto sommato, di abbastanza secondario nella vita di fede? O fondamentale?



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