8 giugno 2925 At 2,1-11 Sal 103 Rm 8,8-17 Gv 14,15-16.23-26 VENI SANCTE SPIRITUS! Alcune catechesi un po' affrettate, o superficiali, potrebbero, a volte, lasciare negli ascoltatori l’impressione che ad inaugurare la presenza nella storia dello Spirito Santo sia stata la Pentecoste cristiana, cinquanta giorni dopo la Pasqua di Gesù. Non sarà inutile, pertanto, richiamare come lo Spirito Santo sia invece un protagonista fondamentale di tutta la storia della salvezza. La solennità cristiana della Pentecoste corrisponde poi alla Pentecoste ebraica, festa di Shavuot, o “delle settimane”, festa del raccolto delle primizie. La festa, oltre a questa dimensione celebrava anche il dono della Torah fatto da Dio ad Israele. La legge per Israele non era (come per noi) un mero insieme di norme, ma fonte di sapienza, luce e novità di vita. Col dono della Torah Dio donava luce all’intelligenza, forza alla volontà, e colmava di gioia il cuore del suo popolo…. Il dono dello Spirito attraversa, ed intreccia, un po' come un filo d’oro, tutta la storia d’Israele. Presente fin dai primordi della creazione, lo Spirito di Dio guidò i patriarchi, accompagnò Israele nel passaggio del Mar Rosso e nel deserto, ispirò gli scribi, animò i Giudici, rese profeta Saul, consacrò come re Davide, e sostenne sempre il popolo ispirando la sapienza dei saggi (Sap.1,5-6). La lettura degli Atti degli Apostoli mostra oggi la coincidenza tra la discesa dello Spirito sulla chiesa di Gerusalemme ed il compiersi del dono della Torah ad Israele. Nella Pentecoste Gesù conduce al suo scopo finale la Torah: offrire la figliolanza divina ad ogni uomo. Lo Spirito gridando Abbà, Padre nei nostri cuori inserisce misteriosamente i credenti nella relazione che unisce Padre, Figlio, e Spirito Santo (cfr. Rom 8,8-17), ed accende in noi quel fuoco d’amore che gli vale il nome di Consolatore o Paraclito. Gesù ora, tornando al Cielo, pregherà il Padre perché doni “un altro Consolatore” che parli nei loro cuori. Possiamo qui vedere una prima importante caratteristica dello Spirito Santo quello di fare unità nella storia e nella vita non solo delle persone, ma anche dei popoli, e delle comunità! Una seconda importante caratteristica del dono dello Spirito, già presente nei profeti, è quella collegata agli aspetti interiori della sua venuta. Già Geremia ed Ezechiele parlavano di una conoscenza del Signore iscritta nel cuore (Ger 31, 31-34), così come di una vita che (senza fare tante chiacchere) metteva in pratica le sue leggi (Ezechiele 36, 25-27). Fin dall’epoca profetica c’era dunque l’idea d’una legge di Dio iscritta profondamente nella coscienza. Nei discorsi d’addio del suo Vangelo S. Giovanni parla della presenza dello Spirito nel cuore dell’uomo: esso istruisce e ricorda tutto quanto Gesù aveva detto e fatto, e ciò che Egli rappresentava (Gv 14,26). S. Giovanni annuncia la venuta dello Spirito come un “altro Consolatore” (o difensore), poiché il primo Consolatore era stato Gesù stesso. Gli apostoli avevano ascoltato l’insegnamento di Gesù, ma spesso senza comprenderlo, questo è esattamente quello che viene ora donato dallo Spirito Santo. Esso fa gustare le cose che Gesù ha detto, le fa comprendere nel loro senso spirituale, insegna ogni cosa, guidando alla verità, ricordando e rendendo presente in noi quanto Gesù ha detto. Quindi possiamo dire che nel vangelo odierno di S. Giovanni lo Spirito Santo si caratterizza per la sua presenza ed il suo insegnamento interiori. Mi pare questo il secondo prezioso insegnamento della odierna solennità della Pentecoste: quello sull’importanza della vita interiore nella fede cristiana. Un terzo, ed ultimo, punto è quello sull’universalità dello Spirito: lo Spirito Santo rompe le barriere e stabilisce nuove comunicazioni fra gli uomini! Se il linguaggio è già strumento di comunicazione, lo Spirito crea anche comunione. Nel canto d’ingresso della messa leggiamo “Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo” e lo stesso tema viene ripreso nella colletta (…diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo) come nel prefazio (hai effuso lo Spirito Santo che agli albori della Chiesa nascente ha rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli…). L’universalità dello Spirito è collegata all’universalità della carne in cui il Figlio di Dio è divenuto primogenito di tutta l’umanità. Si tratta del terzo dono dello Spirito: quello di renderci capaci di autentica comunione e comunicazione reciproca fra di noi. Dobbiamo imparare a cantare il Veni Sancte Spiritus tutti i giorni della nostra esistenza, con la consapevolezza e la gratitudine immensa per questa inesauribile ed eterna consolazione cristologica e pasquale.!